Una sola stella nel firmamento. Io e mio figlio Federico Aldrovandi
Quella mattina Patrizia Moretti si sveglia nel cuore della notte. È preoccupata: suo figlio non è ancora rincasato. Poi sente un rumore nella sua stanza. Torna a dormire. È tranquilla ora. No: Federico non era nel suo letto. il suo corpo giaceva esanime sull’asfalto di via Ippodromo a Ferrara. Adesso Patrizia su quel letto vuoto va a sedersi spesso. Per riprendere fiato e riordinare le idee. Per recuperare le forze. In questi anni ha dovuto superare molte prove. Il primo referto di morte per overdose. La lotta per rompere il silenzio e l’indifferenza della gente. La battaglia per smascherare il tentativo di occultare le prove da parte delle istituzioni. Quando nessuno sembrava interessarsi alla morte di Federico. Diciotto anni, ucciso di botte in una sera qualunque da quattro poliziotti. E poi l’apertura del blog, i primi sostenitori, le dimostrazioni di solidarietà, l’Italia che finalmente vede. Le prime indagini, i processi, lo sguardo dei carnefici, le menzogne, le false testimonianze, gli insulti, le querele. E poi la manifestazione del Coisp, il sindacato di polizia, proprio sotto l’ufficio di Patrizia: solidarietà ai quattro agenti. Fino alla fine Patrizia ha rivendicato giustizia. Fino alla condanna degli imputati, al pubblico riconoscimento della loro colpa. L’unica cosa che potesse riscattare il ricordo di Federico e restituire verità. L’unica cosa che potesse finalmente renderle il respiro…