RACCONTI DA VIALE MOŞILOR – ADINA POPESCU

racconti di viale

 

 

“Racconti da Viale Moşilor” è il primo romanzo per adulti di Adina Popescu, ma è senz’altro una lettura interessante anche per ragazzi dai 12-14 anni in su. Dopotutto parla di questo: dell’infanzia dell’autrice e in modo implicito di quella della sua generazione, bambini che hanno vissuto a cavallo di due regimi, quello comunista e quello “capitalista” di transizione degli anni Novanta.

Il romanzo racconta ciò che accade in un viale come tanti, un boulevard nella Bucarest degli anni Ottanta, apparentemente banale, che cambia, si trasforma sotto gli occhi dell’autrice mano a mano che Adina cresce e diventa adulta. Una strada che ha rappresentato – e rappresenta tuttora – il suo piccolo mondo, con il tram numero 21 e i palazzi, il negozio Bucur Obor e il persistente profumo di dolci, che Adina ricorda di tre tipi: semplici, con lo zucchero e con la marmellata.

Popescu ci regala dei racconti freschi, genuinamente comici, con un pizzico di nostalgia e a tratti anche velatamente amari, il cui filo conduttore è dato, naturalmente, dall’onnipresente – e rassicurante – viale in cui si muovono i medesimi personaggi.

Il viale si snoda, oltre che attraverso una parte della città, anche attraverso il tempo. Anni difficili che hanno piegato la Romania, dei quali, però, i Romeni delle ultime generazioni hanno la necessità di raccontare.

“Racconti da Viale Moşilor” ci dà la grande opportunità di approfondire questo tema non certo leggero, strappandoci magari anche una risata.

 

 

 adina popescu

                                        

                      

Racconti da Viale Moşilor – Estratto dal capitolo 1

© Traduzione Sara Salone

 

 

VIALE MOŞILOR

Viale Moşilor è lungo, ed è largo. Viale Moşilor è la più bella strada che ho mai visto, perché abiteremo lì. Si estende da Corso della Repubblica fino al negozio Bucur Obor, che è talmente alto da coprire perfino il sole, qualche volta. E i nostri condomini saranno alti, ma ora sono in costruzione. Al piano terra ci saranno dei negozi, e nel mezzo della via passerà il tram numero 21.

Attualmente viviamo insieme alla nonna, in via Ştirbei Voda, in un condominio sgangherato. Anton dice che il condominio si è preso diversi terremoti, e al prossimo più forte, cadrà. Anton ha paura di stare ancora qui. E la mamma ha paura della nonna. E così dobbiamo trasferirci a Viale Moşilor, in un appartamento nuovo, tutto nostro.

Vado a visitare il cantiere assieme ad Anton. Ci sono impalcature ovunque che sostengono i condomini. E ci sono anche uomini che si muovono come formiche. Sono gli operai che costruiscono.

Anton ed io saltiamo sulle buche e sui cumuli di ghiaia.

–   Se tutto va bene, traslochiamo quest’autunno… –

–   Perché si chiama Viale Moşilor? – chiedo io. – Perché ci verranno a stare molti vecchi? [1]

–   I vecchi non c’entrano nulla. – ride Anton – Qui c’era una vecchia strada, che ora è stata smantellata. Andava verso la Piazza dal quartiere di Obor, che si chiamava Mercato Moşilor perché si teneva nei giorni dei Vecchi. Ti ricordi quando questa primavera hai scelto tu il nome per il 3 di marzo[2]? –

–   Sì. C’era il sole. La mamma ha detto che sono una brava bambina. –

–   Ecco… quelli sono i giorni delle Vecchie. In marzo, quando finiscono le Vecchie, ci sono i Vecchi. E il mercato di cui ti dicevo, a Obor, lo facevano allora… ai Vecchi! Hai capito adesso? –

Non molto. Osservo il grande condominio, che si chiama Bucur Obor, e mi aspetto che tutte le finestre si aprano e da esse spuntino dei vecchi che ci fissano. Cosa cercano qui questi due, un giovane papà e un bambino, da queste parti, a Viale Moşilor?

Ad Anton non importa nulla dei miei vecchi, cerca solo di capire quale sarà il nostro condominio.

–   Al numero 180. – dice.

Ma questa strada grande e infinita non ha numeri civici. Evitiamo le buche, saliamo e scendiamo i cumuli di sabbia. Lasciamo orme di piedi sull’asfalto che gli operai hanno appena steso e guardiamo verso su, i condomini che sembrano tutti uguali – senza porte, senza vetri, senza vita, come scheletri preistorici di mammut che hanno appena dissotterrato. Non troviamo il nostro condominio, non sappiamo nemmeno dove siamo di preciso. Alla fine andiamo dritti, lungo i binari azzurrini del tram, che devono pure portarci da qualche parte, in questa città chiamata Bucarest.

 

 

 



[1] Calea Moşilor significa letteralmente “il viale dei vecchi”, ma qui si riferisce ad una festività: i giorni dei Vecchi o Moşii che precedono la Pentecoste e dei quali il viale ha ereditato il nome.

[2] Prima dei giorni dei Vecchi si festeggiano i giorni delle Vecchie o Babele. Solitamente si usa dare a ognuno dei giorni il nome di un’anziana conosciuta: se il tempo è brutto, l’anziana è cattiva.