Per l’abolizione della schiavitù. Esame critico del pregiudizio razziale
“Il popolo francese, che va verso la conquista dei suoi diritti, il popolo francese, che ogni giorno prende più coscienza dell’eguaglianza umana, non può più ignorare che I Neri soffrono, i Neri che, ancora meno felici di lui, non posseggono neppure se stessi”. Il nome di Victor Schoelcher (1804-1893) è indissolubilmente legato all’impegno per l’abolizione della pena di morte e della schiavitù. Nato a Parigi, fin dagli anni ’30, a seguito di alcuni viaggi nelle colonie caraibiche, divenne un deciso sostenitore della causa abolizionista e denunciò pubblicamente le violenze sistematiche dei colonizzatori. Uomo di studi, ma anche uomo d’azione, Schoelcher si mosse tra le colonie francesi della Martinica e della Guadalupa, che rappresentò al Parlamento di Parigi, e il variegato mondo dell’abolizionismo inglese e americano per proporre una nuova visione delle relazioni sociali tra bianchi e neri, ma soprattutto per difendere i diritti dell’uomo in quanto tale. Pubblicato nel 1840, questo testo rimane non solo una richiesta ad alta voce per l’abolizione immediata della schiavitù, ma anche un’efficace confutazione della presunta superiorità dei bianchi nei confronti della gente di colore.