Parole che provocano. Per una politica del performativo. Di J. Butler

http://img3.libreriauniversitaria.it/BIT/240/315/9788860303158.jpgOffese razziste, insulti a sfondo sessuale, ingiurie che feriscono minoranze e soggetti deboli: si tratta di parole che provocano e che sfuggono facilmente al controllo.

 

Come rispondere a parole come queste? Basta fare appello alla censura per renderle innocue e poterle contenere?

 

Secondo Judith Butler, non serve a nulla cadere nella trappola di una limitazione della libertà di parola e di espressione. Conta invece rivendicare una diversa possibilità di intervento politico.

 

Si possono sempre citare quelle parole fuori controllo per rimetterle continuamente in atto e farle agire contro gli scopi per cui erano state pronunciate in un determinato contesto di violenza.

 

Si può sempre far sì che, ripetendo quelle parole, esse circolino in ambiti diversi e acquisiscano nuovi significati, arrivando ad agire contro la stessa violenza che le ha prodotte.

 

Edito da: Cortina Raffaello