Parole che provocano. Per una politica del performativo. Di J. Butler
Offese razziste, insulti a sfondo sessuale, ingiurie che feriscono minoranze e soggetti deboli: si tratta di parole che provocano e che sfuggono facilmente al controllo.
Come rispondere a parole come queste? Basta fare appello alla censura per renderle innocue e poterle contenere?
Secondo Judith Butler, non serve a nulla cadere nella trappola di una limitazione della libertà di parola e di espressione. Conta invece rivendicare una diversa possibilità di intervento politico.
Si possono sempre citare quelle parole fuori controllo per rimetterle continuamente in atto e farle agire contro gli scopi per cui erano state pronunciate in un determinato contesto di violenza.
Si può sempre far sì che, ripetendo quelle parole, esse circolino in ambiti diversi e acquisiscano nuovi significati, arrivando ad agire contro la stessa violenza che le ha prodotte.
Edito da: Cortina Raffaello