Oblio. Di W. Procaccio
Che cosa accade a un bambino che smette di piangere nelle braccia della maestra all’asilo dopo essersi separato dalla madre e inizia a giocare con un altro bambino divertendosi e sorridendo?
E cosa, invece, a quello che non smette mai per giorni e giorni?
Che cosa accade all’adolescente che, abbandonato dalla fidanzata o tradito dall’amico, un giorno non sente più il graffio al cuore del dolore?
E cosa, invece, a chi lo sente uguale la vita intera?
Che cosa accade a un uomo o a una donna un minuto dopo che abbia montato una protesi di organo? E dopo un giorno? E dopo un anno?
Tentare una riabilitazione dell’oblio è un’operazione ardua e a suo modo coraggiosa. Una sterminata letteratura conferisce alla memoria, all’archiviazione diligente, alla testimonianza il rango di dovere etico e all’oblio quello di perdita tragica e colpevole di qualcosa che invece deve permanere.
Un pensiero pigro dice: ricordare è bene, dimenticare è male.
Il libro, a cura di Walter Procaccio, si compone di contributi del sapere filosofico, psicoanalitico e letterario e tenta di rileggere gli inganni e i tranelli della memoria e i servizi e le virtù dell’oblio o almeno di un certo oblio.
I numi tutelari degli autori sono Proust per la letteratura; Freud, Bion, Matte Bianco, Lacan, Ferrari per la psicoanalisi; Deleuze, Bergson, Wittgenstein per la filosofia.
Edito da: Cronopio Collana: QUADERNI DELL’ESPRESSIONE