NONO – RENATA CARAGEANI

nono copertina

 

 

Nono è un orsacchiotto di pezza, nato dalla poetica creatività dell’autrice romena Renata Carageani. Un giorno, dopo la morte del suo miglior amico Lucky, un pastore tedesco, decide di scappare di casa, gettandosi in un bidone della spazzatura.

Finito all’immondezzaio della città, Nono incontra uno strano gruppo di amici: sono cani e gatti randagi, abbandonati o cacciati di casa, che vivono insieme e si aiutano l’un l’altro. Tra mille disavventure l’orsetto occhialuto ritrova il valore dell’amicizia, della condivisione e del mutuo aiuto. E ci regala un messaggio importante: non c’è difficoltà che l’amicizia e il reciproco sostegno non siano in grado di affrontare.

“Nono” è un romanzo originale, emozionante e scritto con il candore di un bambino sebbene, al momento della pubblicazione, Carageani avesse cinquantadue anni.

La storia offre una prospettiva nuova, una possibile variante alla vita segreta degli animali senza padrone. Non si tratta della loro presenza nella nostra vita, bensì del loro sguardo sul nostro mondo. Un libro per bambini molto letto e apprezzato anche dagli adulti. Chi ha amato “Il piccolo principe” non potrà lasciarsi scappare Nono.

 

renata carageani

 

Estratto dal capitolo 1

© Traduzione Sara Salone

Ho dormito come un ghiro sotto un coperchio di metallo. Tutto è bagnato, zuppo d’acqua ma qui, sotto questo riparo, la pioggia non è penetrata, l’erba è fresca e tenera, verde coltre della terra.

Come ogni notte, ho sognato il mio amico. In sogno è sempre giovane e felice. Corre come un matto per centinaia di metri in cima al monte, fino a che non lo si vede più. Io resto sdraiato sulla pancia, disteso su questa liscia pietra di fiume intiepidita dal sole, così come lui mi ha lasciato. Non passa molto tempo e mi sento afferrare con forza per le spalle e sollevare.

Lui fa spesso così: parte in ricognizione, poi ritorna per portarmi con sé, per mostrare anche a me gli scoiattoli, i ricci o le tane delle volpi.

È ancora buio, e la pioggia batte come ieri sera. Il sogno è svanito, penso a ciò che farò oggi, a cosa mi aspetta.

Si sentono dei rumori, molto vicini. Esco da sotto il coperchio di metallo. Poco distante, in una baracca, due uomini dormono profondamente, russando. Accanto alla porta aperta un cane enorme, bianco, fruga in un sacco di avanzi. Ha scelto un osso di pollo con della cartilagine lucida a un’estremità, e lo rompe tra i denti.

Mentre decido se parlare con lui o fare finta di niente, quello si accorge di me, abbandona l’osso e si avvicina.

   – E tu? Cosa ci fai qui? –

   – Buongiorno, – rispondo – sono solo di passaggio, non si disturbi… –

Indica col muso il sacchetto stracciato e mi dice:

   – Non c’è granché. Solo pelle di salame, una fetta di melone. Ma gli ossi non li toccare! Sono miei! –

   – Grazie, signore, ma io non mangio mai. –

   – Bene! Andremo d’accordo, allora… –