Neofemminismo e legislazione del lavoro negli anni Settanta. Verso la costruzione di una democrazia partecipativa

Il pensiero femminista degli anni Sessanta e Settanta ribalta l’assunto di fondo della tradizione emancipazionista di cui è pur figlio: non chiede uguaglianza, ma diritto di esistenza. Rifiutando tutele e garanzie, che con la scusa di rendere le donne uguali agli uomini segnano nei fatti una nuova disuguaglianza, il neofemminismo vuole dare legittimità alla differenza sessuale. Nella sua attenta rilettura del neofemminismo, il presente volume si interroga su questa differenza – che anziché essere un di meno in termini di libertà, felicità, opportunità, è invece un di più – ricostruendo le cause di quella che a tutti gli effetti sembrerebbe un’anomalia del decennio Settanta, ovvero dell’epoca in cui la spinta all’uguaglianza fra i sessi e alla tutela delle donne si manifesta al massimo grado e in cui il pensiero femminista entra in rotta di collisione con la filosofia delle pari opportunità.