Marie-Jo Fressard di SOLIDMAR
di Milena Rampoldi, ProMosaik e.V.
Marie-Jo Fressard, un’insegnante francese in pensione che vive a Gap, nelle Hautes-Alpes, gestisce l’associazione Solidarité Maroc 05 per difendere i diritti dei popoli del Marocco e del Sahara Occidentale. Si occupa anche del blog solidmar. Creato nel marzo del 2009, questo blog ha pubblicato 10 800 articoli in 6,5 anni e ha raggiunto un numero di 3,2 milioni di visitatori. È diventato dunque un mezzo d’informazione indispensabile sul Marocco e il Sahara Occidentale. Marie-Jo ha appena pubblicato un libro sulla sua esperienza di accompagnatrice dei due più vecchi prigionieri politici marocchini. Ringraziamo Marie-Jo per aver risposto alle domande della nostra redazione.
Quali sono gli obiettivi principali della Sua iniziativa?
Ero insegnante. Ecco il motivo per cui sento sempre il bisogno di “trasmettere” le mie scoperte agli altri: con i miei lavori artistici per bambini, con i miei itinerari di cammino e con la denuncia delle violazioni dei diritti umani che pubblico quotidianamente sul mio blog solidmar o attraverso la mia testimonianza dell’accompagnamento dei “due più vecchi prigionieri politici del Marocco”…
Una tematica che sta molto a cuore a ProMosaik è la seguente: Maroc : Demande de poursuites contre les Juifs qui vont s’entraîner dans l’armée israélienne
Ho sempre trovato del tutto anormale il fatto che i giovani, che non si rendono conto del fatto di essere manipolati e si impegnano ad esempio in Siria, vengano colpevolizzati e/o repressi, anche se si erano impegnati in modo sincero, anche se incosciente, e con idealismo per aiutare un popolo sofferente; mentre invece è del tutto evidente che un marocchino, ebreo o meno, sappia benissimo che arruolandosi nell’esercito israeliano, non andrà a sostenere il popolo palestinese. Quest’ultimo però non viene neppure criticato. Credo che sia fondamentale diffondere notizie di questo tipo.
Che cosa possiamo fare per mostrare alla gente il militarismo sionista?
Il nostro blog non diffonde tutte le informazioni sugli orrori che avvengono in Palestina. Sono semplicemente troppi. Pubblichiamo invece delle informazioni positive che dimostrano come diversi soldati israeliani si rifiutano di massacrare il popolo al quale hanno rubato la terra. Per la Palestina in Francia, Le consiglio di mettersi in contatto con l’associazione AFPS (France Palestine Solidarité) per ottenere informazioni più dettagliate sulla Palestina e sul sionismo.
Come possiamo impegnarci in modo efficace per dar voce ai prigionieri politici e di opinione?
Ho accompagnato i due più vecchi prigionieri politici marocchini negli ultimi cinque anni della loro detenzione durata 25 anni. Ho appeno pubblicato questa testimonianza (vedi il riquadro sotto). Al momento accompagno due prigionieri del Sahara Occidentale (uno condannato a 30 anni e l’altro all’ergastolo). Oggi come oggi mi rendo conto che nelle prigioni siamo in presenza di condizioni disumane. Grazie alle sponsorizzazioni che dovrebbero aumentare nel tempo possiamo dimostrare amicizia ai prigionieri, sperando che la nostra lettera li raggiunga… L’unica cosa che può veramente sostenere la loro causa è la diffusione di più informazioni possibili sulla loro situazione e protestare contro la crudele ingiustizia rappresentata dalla prigione delle idee. Il potere marocchino vuole continuare a farci credere che si impegni in modo esemplare a favore dei diritti umani! E noi siamo qui per dimostrare il contrario. Infatti la situazione non fa che peggiorare.
Quali sono le tematiche principali del Suo blog?
Abbiamo creato questo blog per denunciare le violazioni dei diritti umani in Marocco e Sahara Occidentale e anche per parlare della tragedia dei migranti.
È stato Fausto Giudice che più di sei anni fa ha creato il blog e mi ha spiegato come funzionava. L’idea era di mettere in rete diverse associazioni. Fino ad ora non abbiamo trovato nessun socio-associazione, ma amici membri di altre associazioni ci inviano regolarmente delle informazioni: Attac-Maroc, Asdhom, APSO (Amis du peuple du Sahara Occidental), il movimento pacifista francese, ACAT, AMDH… E a volte dei membri di Solidarité Maroc 05 scrivono degli articoli…
Ci parli dell’importanza di mettersi in rete per diffondere delle verità, delle quali i media tradizionali non parlano.
Questo ovviamente sarebbe ideale. Infatti desideravo associarmi con altre movimenti. All’inizio eravamo in tre: le due associazioni di Fausto Giudice, l’AZLS (Basta Yekfi) e Tlaxcala, ma a causa dell’aumento della mole di informazioni all’indomani della “Primavera Araba” ci siamo ripartiti in diversi settori: io informo sulle violazioni dei diritti umani in Marocco e nel Sahara Occidentale, mentre Fausto si occupa del resto del mondo.
Quali sono i Suoi obiettivi per il futuro?
Il mio “futuro” è limitato nel tempo. Ma cerco di sfruttarlo al massimo: presentando il mio libro in Marocco, rivedendo i miei amici, i due Ahmed e le loro famiglie, parlando del problema della detenzione in altri paesi ed intraprendendo eventualmente l’avventura di un nuovo libro. Ho 82 anni e più o meno mi sento in grado di continuare a pubblicare le notizie sul blog “solidmar” tutti i giorni e di occuparmi della presidenza della nostra piccola associazione, ma vorrei che qualcuno mi sostituisse. Purtroppo questo lavoro volontario sembra non interessare a nessuno! Approfitto di questo libro per lanciare un appello ai giovani di assumersi questo compito, a modo loro, utilizzando tutte le nuove tecnologie che superano noi vecchi!
ACCOMPAGNATRICE DEI DUE PIÙ VECCHI DETENUTI POLITICI MAROCCHINI
Ecco il nuovo libro!
Non mi ero veramente aspettata di fare questo dopo la mia pensione. I miei hobby infatti
erano le camminate e la pittura. E poi invece ero affascinata sempre di più da quello che succedeva dietro le mura delle prigioni in un paese che ancora non conoscevo, il Marocco. E ecco che per via di una concatenazione di eventi imprevisti, questo interesse un giorno diviene concreto, quando inizio ad accompagnare un primo prigioniero politico marocchino, Ahmed Chahid, al quale poi, sette mesi dopo, se ne aggiunge un altro con un nome quasi identico, ovvero Ahmed Chaïb. Tutti e due sono detenuti da 20 anni nelle carceri dei re marocchini, condannati inizialmente a morte e poi all’ergastolo.
Il libro narra la vicenda dei loro ultimi cinque anni dietro le sbarre, cinque anni di lotta difficili, con dei momenti positivi molto forti: il nostro primo incontro nella prigione di Oukacha; una prima vittoria il giorno in cui l’ergastolo è stato commutato in una pena di 25 anni; e infine il rilascio, esattamente 25 anni dopo il suo arresto. Una settimana dopo anche il rilascio del secondo detenuto, arrestato una settimana dopo. E a questo incubo senza fine segue il lavoro di riadattamento ad un mondo che non assomiglia più a quello lasciato un quarto di secolo prima.
La loro storia fa parte della storia del Marocco, tra Hassan II e Mohammed VI, tra speranze e disillusioni….
Per caso ho conosciuto la casa editrice ANTIDOTE, fondata di recente in Belgio da un simpatico gruppo di militanti volontari: Luk Vervaet, difensore dei prigionieri, l’anima di Antidote, Nicolas Ingargiola, giovane tecnico competente ed esigente e Daniel Wagner, che si occupa del lavoro redazionale.
Lo scrittore Gilles Perrault ha avuto la cortesia di scrivere l’introduzione del libro, mentre Khadija Ryadi, vincitrice del premio delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha scritto la postfazione.
Il libro fino alla fine di agosto costa 10 EURO, franco di porto.
Si può ordinare:
– in Belgio presso Éditions Antidote (contact@antidote.be) al numero di conto:
IBAN: BE20 0004 2359 4956
BIC: BPOTBEB1XXX – in Francia, mediante assegno, indicando « livre Marraine», presso Solidarité Maroc 05, 17 rue Jean Eymar, 05000 Gap, (solidmar05@gmail.com).
Saremo anche presenti alla festa Fête de l’Huma, a la Courneuve, Francia, allo stand dell’AMDH, l’11, 12 e 13 settembre, ove porteremo con noi una pila di copie di MARRAINE.
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Tre questioni aggiuntive che abbiamo posto a Marie-Jo
Che differenza vede tra la situazione dei prigionieri politici in Marocco durante il regno di Hassan II e durante quello di Mohammed VI?
I due prigionieri politici di cui parla il mio libro hanno conosciuto entrambi i re, Hassan II e Mohammed VI. La situazione che non era affatto buona ai tempi di Hassan II non ha fatto che peggiorare nel corso del regno del re successivo, senza che si possa notare una rottura netta tra i due. La promessa di Mohammed VI di “voltare pagina dopo gli anni di piombo” non è stata mantenuta. Decine di prigionieri arrestati durante il regno di Hassan II, come ad esempio i due Ahmed, non sono stati affatto liberati all’ascesa al potere del “nuovo re”. È dal 2012 che non ho avuto modo di recarmi in una prigione marocchina, ma sembra che non vi sia più alcuna deontologia, se ve n’era mai stata una. Ho costatato ad esempio che prima del 2008 i pacchetti che inviavo veniva passati ai prigionieri. Ora invece, a seconda del contenuto, vengono rubati. Nella postfazione del libro di Khadija Ryadi, a pagina 104, si legge che nelle “galere non hanno un briciolo di coscienza..(…) Infatti non si rispettano neppure le regole basilari dello spazio carcerario. …”. Mohammed Bougrine, un vecchio prigioniero, deceduto da qualche anno, ha conosciuto la prigione dei regni di tutti e tre gli ultimi re. Per questo viene anche chiamato “il prigioniero dei tre re”. Egli soleva dire che “l’ultimo era il peggiore dei tre”.
Quanti prigionieri d’opinione ci sono attualmente in Marocco, se si includono quelli del Sahara Occidentale?
Ayad Ahram, ex presidente dell’associazione ASDHOM (Association de Défense des Droits de l’Homme au Maroc) ha lanciato una campagna di sponsorizzazioni per i prigionieri politici marocchini e del Sahara Occidentale e annuncia che il numero dei prigionieri aumenta in maniera inquietante, di settimana in settimana.
Ecco le statistiche in mio possesso:
Nel 2012 i prigionieri politici e d’opinione in Marocco erano 240, tra cui 70 del movimento del 20 Febbraio (M20F), mentre nel novembre del 2013 erano 261.
Nel 2014 i prigionieri del Sahara Occidentale erano tra i 60 e diverse centinaia, numeri dunque assai vaghi. A volte ci sono anche dei rilasci. Ci sono detenzioni che durano poche ore, mentre altre durano decine di anni. Nel Sahara Occidentale da diversi anni ci sono diversi detenuti condannati all’ergastolo.
Quali sono gli insegnamenti universali che possiamo trarre da questo accompagnamento dei prigionieri politici in Marocco per applicarli ad altre realtà, come ad esempio quella palestinese?
Penso che le situazioni si assomiglino, anche se in Palestina le atrocità sono molto più diffuse. I palestinesi vengono oppressi ed incarcerati da un paese colonizzatore, esattamente come gli abitanti del Sahara Occidentale vengono oppressi ed incarcerati dal Marocco. Ma gli stessi marocchini vengono incarcerati e maltrattati nel loro proprio paese. Il risultato comunque rimane lo stesso per coloro che soffrono. Ci vogliono delle sponsorizzazioni in Marocco, in Palestina e nel Sahara Occidentale. E si devono denunciare le violazioni dei diritti umani, anche se a volte ci sembra di parlare a vuoto.