IL LIBRETTO ROSSO DI GARIBALDI di Pier Paolo e Massimiliano Di Mino
A partire dal 1861, completato il tormentato percorso che avrebbe consentito all’Italia di scoprirsi unita, la figura di Giuseppe Garibaldi, grande protagonista del Risorgimento, fu oggetto di un’intensa operazione di revisione storiografica che, nel momento in cui consegnava “l’eroe dei due mondi” alla polverosa galleria dei “padri della Patria” nascondeva, dietro l’icona del personaggio, gli importanti contenuti sociali del suo pensiero e della sua azione. Frutto di un’accurata selezione di proclami, lettere, testamenti politici e manifesti firmati dal soldato di Nizza, “Il libretto rosso di Garibaldi” recupera la visione politica che animò il condottiero e consegna alla memoria del presente un Garibaldi di volta in volta operaista, internazionalista, anticlericale e socialista. Un percorso importante, tutto da riscoprire, che, affondando le sue radici nella dimenticata tematica del “Risorgimento tradito”, passa per le insurrezioni latino-americane, la guerra civile spagnola e arriva fino alle battaglie combattute dai partigiani antifascisti e all’ideologia a cui guardarono sia le formazioni comuniste (non a caso dette “garibaldine”), sia le brigate di Giustizia e Libertà.
In questo interessante volumetto, Pier Paolo e Massimiliano Di Mino raccolgono numerosi scritti e discorsi di Giuseppe Garibaldi, nei quali viene evidenziato il suo pensiero politico di cui poco si parla nei libri di storia, privilegiando spesso l’aspetto avventuroso e romantico delle imprese dell’Eroe dei due mondi ma trascurandone le motivazioni ideologiche.
La lettura di questi testi ci fa conoscere un Garibaldi socialista, ma piuttosto eterodosso, strenuo combattente contro tiranni ed oppressori ma fautore di una pacifica convivenza fra i popoli, senza più guerre, sincero ammiratore di Gesù per il suo messaggio “rivoluzionario” ma nemico giurato dei preti, che ne strumentalizzano l’insegnamento a fini di arricchimento e di potere.
Nella prefazione i due autori ci illustrano come la figura di Garibaldi sia stata nel tempo banalizzata e demonizzata, al fine di colpire il mito rivoluzionario e socialista che egli rappresentava, ci raccontano la genesi e la progressiva formazione dei suoi ideali di rivolta e di giustizia, influenzata anche dagli incontri avvenuti nel corso dei suoi viaggi con personaggi di diversi orientamenti ed evidenziano quanto spesso il suo pensiero sia stato preso a modello: da D’Annunzio nell’esperienza di Fiume; dai partigiani delle Brigate internazionali durante la guerra civile spagnola con il Battaglione Garibaldi; dai partigiani italiani durante la resistenza con le Brigate Garibaldi e infine alle elezioni italiane del 1948, nelle quali il Fronte democratico popolare che riuniva comunisti e socialisti scelse quale simbolo l’effigie di Garibaldi racchiusa in una stella.
Questa pubblicazione ad opera dei fratelli Di Mino appare quindi molto utile e meritoria per farci conoscere aspetti poco noti ma tutt’altro che secondari, di un personaggio storico che tanta parte ha avuto nella nascita dell’Italia unita.