Finché non saremo liberi. Iran. La mia lotta per i diritti umani. Di Shirin Ebadi

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Shirin Ebadi, la prima donna musulmana a ricevere il Premio Nobel per la Pace, ha ispirato milioni di persone nel mondo con il suo impegno da avvocato per i diritti umani, difendendo soprattutto le donne e i bambini dal brutale regime iraniano.
 
Per questo il governo ha cercato di ostacolarla in tutti i modi, ha intercettato le sue telefonate, ha messo sotto sorveglianza il suo ufficio, l’ha fatta pedinare, ha minacciato lei e i suoi cari con metodi violenti e indicibili.
 
Oggi Shirin Ebadi ci racconta la sua storia di coraggio e di ribellione contro un potere intenzionato a portarle via lutto – il matrimonio, gli amici, i colleghi, la casa, la carriera, persino il Premio Nobel – ma che non è riuscito a intaccare il suo spirito combattivo e la sua speranza di giustizia e di un futuro migliore: “è per amore dell’Iran e del suo popolo, delle sue potenzialità e della sua grandezza; che ho intrapreso ogni singolo passo di questo viaggio. E so che un giorno gli iraniani troveranno la loro strada per la libertà e la giustizia che meritano.”
 
“Finché non saremo liberi” è il racconto incredibile di una donna che non si arrenderà mai, non importa quali rischi dovrà correre: un esempio per tutti, che insegna il coraggio di lottare per le proprie convinzioni.

 

In sintesi

 

Shirin Ebadi è un nome e un simbolo della lotta per la libertà. Fino a quando saremo liberi. La mia lotta per i diritti umani in Iran è un libro da leggere e rileggere per ricordarci di non dare mai nulla per scontato.

 

Ebadi, prima donna musulmana a ricevere, nel 2003, il Premio Nobel per la Pace ha trascorso la sua vita in difesa delle donne e dei bambini bistrattati e costretti ad una semi schiavitù dal regime iraniano. Avvocato e magistrato prima della Rivoluzione Islamica del 1979 che costrinse tutte le donne giudice ad abbandonare i loro incarichi, Shirin Ebadi ha sofferto l’esilio e le violenze perpetrate a lei e ai suoi familiari.

 

Tutto per la volontà di non mollare, di continuare a difendere e ad essere portavoce dei più deboli e dei più indifesi. Indignata dalla mancanza di diritti garantiti dallo stato ai suoi cittadini, dal ruolo di subordinazione a cui sono costrette le donne nella società iraniana, Ebadi ha deciso di impegnarsi totalmente in associazioni e comitati da lei stessa costituiti per gridare al mondo e al suo popolo la volontà e la necessità di ribellarsi alle ingiustizie.

 

Il coraggio di questa donna devono essere un esempio per tutti e la sua speranza, continua e ammirevole, in un futuro migliore per il suo popolo e per tutti coloro che non hanno diritti, è una voce che si deve alzare in alto e diventare coro.

 

Edito da: Bompiani