Contro l’etnopsichiatria. Elementi di critica psicoanalitica applicati all’intercultura

Di cosa soffre, realmente, un africano? Cosa lo angustia intimamente? E cosa succede a un cinese, a un sudamericano, a un ucraino? Il loro è un dolore simile a quel che può ossessionare un europeo o un nordamericano? È un malessere che risponde a una medesima disposizione soggettiva, che dipende da una comune causalità oppure no? Oppure… Quale rapporto insomma sussiste tra la forma in cui una patologia si manifesta, la sua supposta sostanza e, infine, il modo in cui un sintomo viene letto e ricondotto a un senso? È lecito ipotizzare che quanto in una data cultura si ritiene fonte di malessere, non lo sia in un’altra e viceversa?