Mutilazioni Genitali Femminili negli Stati Uniti – un fenomeno trascurato: un’intervista con Sarah Rodriguez
di Milena Rampoldi, ProMosaik e.V. Traduzione italiana di Curzio Bettio, 8 marzo 2016.
Originale inglese
Originale inglese
La circoncisione femminile e la clitoridectomia sono state pratiche piuttosto comuni negli Stati Uniti nel corso di 150 anni. Quindi, le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) non costituiscono solo un fenomeno tipicamente “africano”. La storica Sarah Rodriguez accende un faro su questa oscura pagina di storia. Ho ritenuto opportuno intervistarla sui contenuti del suo libro “Female Circumcision and Clitoridectomy in the United States – A History of a Medical Treatment” e sulle sue ricerche rispetto alle MGF negli Stati Uniti, una storia trascurata.
Milena Rampoldi: Perché hai deciso per una ricerca sulle Mutilazioni Genitali Femminili negli Stati Uniti?
Sarah Rodriguez: Quando ero iscritta all’università, ho letto il romanzo di fantasia di Alice Walker, “Possedere il segreto della gioia” del 1992. Per chi non conosce il romanzo, questa è la storia di Tashi, una Americana, appartenente anche ad un gruppo etnico africano immaginario, che decide da adulta di sottoporsi alla circoncisione femminile nel tentativo di ristabilire il contatto con le proprie radici culturali, e quindi va alla ricerca di prendere informazioni e accordi con chi era stata già circoncisa. Ciò che ha suscitato il mio interesse, però, è stato quando Tashi ha incontrato una donna bianca negli Stati Uniti che, nei primi anni del 20° secolo aveva perso il suo clitoride da ragazzina per mano di un medico, che aveva usato su di lei quel trattamento come terapia per la masturbazione. Sono rimasta sorpresa da questa parte della vicenda, e inizialmente ho pensato che tutto fosse frutto dell’invenzione della Walker. Ma, essendo curiosa e dovendo inoltre presentare per quel semestre una relazione di ricerca per la classe di studi sulle donne che stavo allora frequentando, sono andata a consultare vecchie riviste mediche con riferimenti alla clitoridectomia come terapia per la masturbazione. E ho trovato qualcosa – in realtà, molto più di quanto mi sarei aspettato. Mi sono lasciata prendere, ed ho finito non solo di scrivere su questo la relazione per il mio corso, ma anche di trattare questo argomento nella mia tesi di laurea. Alla fine ho scritto un libro:“Female Circumcision and Clitoridectomy in the United States – A History of a Medical Treatment”
MR: Per me personalmente, lottare contro le MGF è un aspetto importante dell’essere femminista. Quali sono le ragioni principali della diffusione della circoncisione femminile negli Stati Uniti?
SR: In primo luogo, un certo contesto: negli Stati Uniti, la circoncisione femminile, quando eseguita da medici, comportava la rimozione del cappuccio clitorideo (noto anche come prepuzio della clitoride), ma la clitoride stessa veniva conservata. Quando i chirurghi eseguivano la clitoridectomia, eliminavano quindi la protuberanza esterna dell’organo. La clitoride è principalmente un organo interno che si estende, quasi in forma di sterno di uccello o di forcella, sotto le labbra (della vulva); i medici rimuovevano la parte esterna di questo organo (per visualizzare, la parte di connessione della forcella) quando eseguivano la clitoridectomia.
In secondo luogo, non è possibile verificare quanto spesso queste procedure – visto che erano abbastanza semplici e veloci da eseguire, e potevano essere fatte direttamente nell’ambulatorio del medico – sono state usate negli Stati Uniti per trattare ragazze e donne. Perciò, non ho certezza di quanto comune fosse per un medico utilizzare entrambe le procedure. È, tuttavia, altamente improbabile che sia la circoncisione femminile o la clitoridectomia siano state eseguite negli Stati Uniti analogamente a come viene nello specifico considerato siano eseguite le MGF fuori degli Stati Uniti.
Infine, allo scopo di comprendere l’uso della circoncisione femminile e della clitoridectomia negli Stati Uniti, uno deve conoscere qualcosa sulla storia delle idee e delle credenze su ciò che in questo paese veniva considerato come un ‘appropriato comportamento sessuale femminile’, sia dal punto di vista culturale che da quello medico. Una breve panoramica di quella storia viene delineata più avanti, come risposta alla terza domanda.
MR: Perché è importante indagare sul passato delle mutilazioni femminili, per lottare per un futuro migliore delle condizioni delle donne?
SR: In questo caso, suppongo, ho dei pregiudizi dal momento che sono una storica e quindi apprezzo fortemente la conoscenza storica, fondamentalmente credo che uno deve capire il passato per capire il presente, ed anche prospettare il futuro. Non possiamo davvero capire un problema, in particolare afferrare questioni complicate, senza capire il motivo per cui rappresentano ancora un problema, e per questo abbiamo bisogno di guardare alla storia.
Io non sono la prima ad aver scritto su queste pratiche all’interno della medicina americana; un gruppo seppur ristretto di altri studiosi e attivisti prima di me già aveva analizzato come medici americani avevano messo in atto queste pratiche. Per lo più, però, questi ricercatori hanno limitato le loro indagini : 1) alla fine del 19.esimo o ai primi del 20.esimo secolo; 2) come terapia per la masturbazione o contro la ninfomania (alla fine del 19.esimo secolo i due termini a volte si sovrapponevano); e 3) la pratica medica di queste procedure veniva inquadrata sia come pratica dovuta a misoginia, o, per lo meno, sulla base di una ignoranza del corpo della donna. Questa cornice, tuttavia, non spiega pienamente perché queste mutilazioni venivano utilizzate come terapia, né per quanto tempo sono state utilizzate come terapia.
In primo luogo, alcuni medici hanno eseguito la circoncisione femminile e/o la clitoridectomia ben al di là del 19°secolo, come trattamento per la masturbazione: a dimostrazione, l’ultimo rapporto clinico che ho trovato riguardante l’uso della clitoridectomia per il trattamento della masturbazione nelle ragazze viene pubblicato negli anni 1960.
In secondo luogo, la masturbazione non è stata l’unico comportamento sessuale problematico per cui i medici hanno sottoposto donne alla circoncisione femminile: i chirurghi hanno rimosso il cappuccio clitorideo anche come terapia per la mancanza dell’orgasmo (coniugale) nelle donne eterosessuali. Il primo intervento pubblicato di circoncisione femminile per questo motivo risale agli anni 1890, e la circoncisione femminile continua ancora oggi ad essere proposta per consentire l’orgasmo durante l’atto penetrativo durante il sesso eterosessuale. (Si noti che per promuovere l’orgasmo, veniva praticata solo la circoncisione femminile.) Ma per tutto questo, che senso ha – che la stessa operazione, in questo caso la circoncisione femminile, sia stata utilizzata per quelle che sembrano essere ragioni fondamentalmente differenti: la cessazione dell’orgasmo provocato dalla masturbazione, da un lato, e l’incoraggiamento dell’orgasmo durante il sesso con il marito, dall’altro? Alcuni medici hanno riconosciuto questo apparente paradosso. Nel suo libro del 1942, Goodrich Schauffler, un medico di Portland, Oregon, che riteneva opportuno in certi casi circoncidere le ragazze, osservava che mentre la circoncisione veniva operata negli uomini e nelle ragazze con l’intento di “diminuire la sensibilità del glande”, nella “femmina adulta” “l’intenzione scientifica della circoncisione è l’esatto opposto; in altre parole, il recidere la clitoride è pensato per aumentare la sensibilità della donna durante il contatto sessuale.”[1]
L’uso della circoncisione femminile assume senso qui, se si considera questa procedura fondata, come Schauffler ha scritto, su un ‘intento scientifico’ o su conoscenze scientifiche: il ricorso alla procedura veniva basato sulla cultura medica della clitoride come importante se non fondamentale organo per la sessualità femminile. La clitoride veniva considerata come un organo sessuale essenziale, ma, se le donne si comportavano sessualmente (o non riuscivano a comportarsi sessualmente) secondo le aspettative culturali, alcuni medici puntavano la loro attenzione sulla clitoride come la ragione del comportamento femminile. Durante i 150 anni che io ho preso in esame nel mio libro, il comportamento sessuale al di fuori dei confini di una relazione matrimoniale eterosessuale veniva diffusamente considerato come deviante, anormale, e malsano, in particolare per le donne bianche, nate negli Stati Uniti, e appartenenti alla classe media o alla classe più elevata. Quando le ragazze e le donne si masturbavano o non riuscivano ad avere un orgasmo con il loro marito durante il sesso, non agivano in base a questo paradigma sessuale culturalmente importante. E alcuni medici – spesso, bisogna sottolineare, su richiesta dei genitori o delle donne stesse, che ovviamente, esse stesse, consideravano il loro comportamento come problematico – cercavano di risolvere la situazione rimuovendo in tutto o in parte la clitoride.
Conoscendo la lunga storia dell’uso della circoncisione femminile e della clitoridectomia negli Stati Uniti come trattamenti medici che riflettevano e rinforzavano uno script sessuale culturalmente importante, e incorporando questa storia nel dibattito internazionale sulle MGF, possiamo forse più facilmente collegare strettamente le relazioni.
MR: penso che dovremmo lavorare per una de-acculturazione delle MGF, per dimostrare che queste mutilazioni avvengono in molti paesi. Cosa ne pensi di questa idea?
SR: Credo di capire il tuo punto di partenza, ma penso che questo argomento sia diventato troppo semplificato, almeno negli Stati Uniti, nella comprensione popolare. Propenderei piuttosto per un dialogo più ampio sulla cultura, e sui modi procedurali rientranti sotto il termine di MGF che si sono succeduti attraverso le culture e i tempi. E spero che questo potrebbe poi aprire una discussione sul perché certe pratiche vengono considerate MGF, mentre altre non lo sono.
MR: Quali sono le migliori strategie per la lotta contro le MGF oggi in tutto il mondo, a partire dai motivi per cui queste mutilazioni vengono praticate?
SR: Come storica, non mi sento proprio qualificata per rispondere a questa domanda, se non per dire che penso che l’uso storico di queste procedure negli Stati Uniti deve essere motivo di dibattito.
MR: Quali sono le conclusioni più importanti a cui sei arrivata fino ad ora, e che cosa ti piacerebbe approfondire in un prossimo futuro?
SR: Penso che una delle conclusioni più importanti, risultato del mio lavoro, è il semplice fatto di avere riscontrato che tali procedure si sono verificate anche negli Stati Uniti.
[1] Goodrich C. Schauffler, Pediatric Gynecology (Chicago: Year Book, 1942), 50.
http://promosaik.blogspot.com.tr/2016/03/mutilazioni-genitali-femminili-negli.html